Maria Montessori sosteneva che il bambino è il protagonista della propria educazione; il caregiver si limita ad agire da intermediario con la realtà e a procurargli un campo base. Se il rapporto stabilito gli infonde sicurezza, il bambino andrà esplorando sempre più lontano. Se non si è stretto un vincolo di fiducia con i genitori, il figlio sarà insicuro e non perlustrerà serenamente ciò che lo circonda.
Ma questo significa che per il mio bambino devo semplicemente “esserci”?
Esattamente così. La qualità del tempo che si trascorre con i propri bambini non si misura dal numero di stimoli che gli forniamo, basterà essere presente, stabilire un legame, dargli la pappa, guardarli, parlargli dolcemente, sorridere e accarezzarli.
Come affermava Siegel, il bambino ha bisogno di un ambiente circostante normale e una quantità di stimoli minima. Non occorre tracciare a forza i circuiti neuronali con il gesso sul suo cervellino, ma egli possiede un motore interno che lo porta a scoprire da solo ciò che lo circonda: lo stupore.
Alcune ricerche mettono in relazione le ore passate davanti alla televisione durante l’infanzia con il rischio di incorrere in problemi legati all’attenzione e all’apprendimento: il baccano dello schermo turba l’unico genere di apprendimento esistente per il bambino: quello di scoprire o riscoprire il mondo per conto suo e con i suoi tempi.
Quindi, cosa succede quando si sovrastimola un bambino?
Se non vi è abituato, propenderà a una risposta di difesa, prima di arrivare alla saturazione dei sensi. Ma cosa succede se l’esposizione si protrae a causa dell’eccedenza di beni materiali, dei capricci, delle attività extrascolastiche, della mancanza di sonno, del ritmo di un programma televisivo o del fatto che gli venga richiesto di compiere diverse attività alla volta?
L’essere umano possiede un’incredibile capacità di adattamento all’ambiente circostante. Si adegua a vivere nelle condizioni più varie. In questo caso, dopo il primo impatto, il bambino si abitua a vivere costantemente sovrastimolato.
Prima, un bambino di cinque anni ascoltava la canzone dell’Ape Maia e ne restava incantato. Adesso lo annoia. Prima a sei anni si vedeva E.T. e a dodici I Goonies. Adesso, un bambino di cinque anni, si annoierebbe alla visione di questi film storici.
Cos’è cambiato? Non il bambino, la sua natura non ha subìto alcun mutamento. È l’ambiente in cui si trova che è cambiato e lo sottopone a sollecitazioni tali da impedirgli di apprezzare un film più lento. In passato, ciò che lo circondava da vicino si adattava ai suoi tempi e alle sue necessità. Adesso, è lui a doversi adeguare al ritmo frenetico di una società che produce sempre più stimoli. La televisione, i videogiochi, le attività extrascolastiche, meno ore di sonno ecc.
Cosa fare dunque?
È importante lasciare i bambini liberi di scoprire l’ambiente circostante attraverso il gioco e con i propri tempi; in questo modo esprimerà la propria genialità indipendentemente dal potenziale intellettivo, perché è naturalmente abituato a intraprendere il processo educativo partendo dal proprio sé.
Egli sarà curioso, uno scopritore e sarà in grado di formulare ipotesi e di confermarne la fondatezza attraverso l’osservazione.
È preferibile, dunque, dare ai bambini pochi giochi semplici, piuttosto che apparecchi elettronici super attraenti. Questo perché i videogiochi, che hanno come effetto una stimolazione esterna, lasciano poco spazio alla scoperta e alla creatività, mentre ciò di cui i bambini hanno bisogno è proprio il gioco libero e immaginativo, “creare con poco”.
Quindi, è fondamentale evitare di sovraccaricare i bambini con numerose attività settimanali e giochi elettronici, ma bisogna impegnarsi nel dare loro quanto basta per lasciarli liberi di immaginare e creare.
Perché “la creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte”. (A. Einstein)
Bibliografia: Educare allo stupore (C. L’ecuyer)